SCENARI
SONORI per
IMPROVVISAZIONE
COLLETTIVA
Mostra Collettiva
Palazzo Podestarile, Montelupo Fiorentino, Firenze
6 ottobre – 16 dicembre 2018
Foto di Stefano Lanzardo
Installazione sonora interattiva in quadrifonia
legno, alluminio, tela, oggetti vari, microfoni a contatto
spazializzazione audio di David Campanini
Condividere. Condividere l'arte. Condividere il lavoro.
Ascoltare: lo scenario sonoro; Il lavoro degli altri; i racconti, intimamente, da una cornetta telefonica e avere voglia di parlare, di incontrarsi, di condividere il proprio. Collegare i mestieri, gli oggetti — come ingredienti, di fronte al proprio grembiule, cucire un unico strumento. Disegnare con un cercafase su una tela; con un pennello tracciare la strada per un furgoncino giocattolo su una lastra di alluminio; accarezzare le superfici con una cazzuola, con un pialletto; permettere a un ingranaggio di essere libero — per una volta — dentro un vaso vuoto ma educato, che se bussi, ti risponde.
Leggere a tutti la ricetta medica, per guarire; per sconfiggere chi ci vuole soli, isolati. Lo Scenario non esiste solo all'interno di questa stanza, di questo museo; il sipario su di lui non cala mai. Non si lavora per se stessi. L'individuo non è prezioso solo per se stesso. Si lavora per noi, noi che siamo tutti, la collettività. Fischiare, se non fosse abbastanza chiaro, e ripetere. Fischiare anche se non si è d'accordo, anzi, fischiare più forte. Sentirsi liberi di trasgredire tutto ciò che c'è scritto — qui, e se siete qui anche altrove; i limiti li conoscete bene — perché spesso è così che si affermano le idee e si combatte la mancanza di idee, che poi è lo strapotere di una sulle altre.
Il mondo del lavoro oggi. La precarietà, l’incertezza, il silenzio, il futuro che non arriva. La realizzazione di sé. Le famiglie contemporanee, il mutuo, la pensione, i nipoti. Le non famiglie, le solitudini. Le relazioni. Quanto si potrebbe scrivere e raccontare sul mondo, meglio, i mondi, del lavoro oggi! Quante storie di difficoltà, successi o privazioni, potremmo descrivere sulla base delle cronache quotidiane che leggiamo. Il mercato, la globalità, le reti, l’innovazione, la manualità; gli operai che resistono e quelli che non esistono. Gli occhi disillusi dei pensionati e quelli rassegnati dei figli. Ma anche gli occhi di chi ci è riuscito, con o senza lotte. Le mani di chi si impolvera ogni giorno o quelle veloci di chi digita su qualche tasto.
La mostra interpreta i racconti individuali dei lavoratori abbracciando la complessità del mondo del lavoro contemporaneo. Sedici artisti interpretano, con la realizzazione di un’opera inedita, il racconto di un lavoratore. I lavoratori in mostra portano un oggetto ciascuno che identifica il loro impiego; attraverso il racconto del singolo lavoratore l’oggetto – con un QR code – parla in prima persona della storia personale ci colui che lo ha scelto. Un’esposizione che mette in relazione diretta i lavoratori con gli artisti, obbligandoli ad uno scambio di empatia, di parole e emozioni. Gli oggetti diventano il mezzo sul quale costruire la relazione e l’icona plastica che in mostra ‘affianca’ le opere degli artisti. Sul modello del Museo delle Relazioni Interrotte di Zagabria (https://brokenships.com), gli oggetti sono i protagonisti reali della mostra: come rappresentazione visiva ed orale delle singole storie e come scintilla creativa per gli artisti. Il racconto della complessità contemporanea del mondo del lavoro attraverso l’intimità delle parole, dei pensieri e delle speranze. Una mostra collettiva, nel vero senso della parola: le opere nascono dalle parole di un racconto e sfidano la complessità individuale per diventare collettivo e condivisione.
Andrea Zanetti — curatore